5 Neologismi del benessere digitale che ancora non conoscevi

La nostra lingua, si sa, non è un fenomeno statico, ma cambia e si evolve in continuazione. Così, come è vero che tante parole ogni anno diventano desuete e scompaiono dalla lingua scritta e parlata, è pur vero che tante altre nascono per prenderne il posto. Ecco 5 neologismi tra i più curiosi che sono nati dal rapporto fra uomo e tecnologia.

I neologismi del benessere digitale

1. Smombie

Il primo fra i neologismi di cui parliamo oggi è "smombie". Letteralmente, il termine "smombie" nasce dalla fusione della parola "smartphone" insieme a "zombie". Ma quale abitudine legata all'uso del telefono ci può mai associare agli zombies?

E' presto detto: quante sono le persone che ogni giorno camminano con la testa bassa per guardare lo schermo del proprio smartphone? Tantissime. Troppe. Che poi sono le stesse che spesso sono così impegnate a guardare il proprio telefono da fare qualcosa di stupido e pericoloso come camminare per strada in mezzo al traffico o andare a sbattere contro un ostacolo sul marciapiede. Concentrati sulle loro attività on-screen, si dimenticano di quello che gli succede intorno e vagano per le strade senza accorgersi di quello che gli succede intorno.

Per questo motivo, la fisionomia stessa delle città sta cambiando. In diverse città, i segnali stradali tradizionali vengono sostituiti con avvisi luminosi a terra, che nascono con lo scopo di attirare l'attenzione degli smombie, che camminano sempre con lo sguardo rivolto verso il basso.

Anche le big tech companies si stanno muovendo in questo senso: Android sta lavorando su applicazioni dedicate al benessere digitale che invitano gli utenti a "guardare avanti" e a non farsi distrarre dallo schermo.

2.Clicktivism

Un altro fra i neologismi più curiosi è "clicktivism", detto anche "slacktivism". Per alcuni, questo neologismo racconta la forma più pigra di attivismo. Sui social media, i "clicktivisti" esprimono il loro sostegno a una causa cambiando l'immagine del profilo, ritwittando un sentimento o utilizzando un hashtag di tendenza. L'Urban Dictionary definisce questo neologismo come "l'idea auto-illusa che mettendo like, condividendo o retwittando qualcosa si stia aiutando una causa in qualche modo".

Ma questo "clicktivism" è davvero così inutile? Le prove che si accumulano suggeriscono che l'attivismo online sia più efficace di quanto molti possano pensare. Gli studi condotti nell'ultimo decennio suggeriscono che il clicktivism, nel complesso, può essere molto efficace nel diffondere idee poco conosciute e nel pubblicizzare nozioni non mainstream. Anche se un solo tweet o post non cambierà il mondo, migliaia di essi possono diffondere convinzioni che lo faranno.

3. Cybercondria

Questo neologismo, secondo quanto scrive il sito GoodTeraphy, si riferisce all'ansia che prova una persona per la propria salute che si crea o si aggrava utilizzando Internet per la ricerca di informazioni mediche. Un giornale britannico ha coniato il termine all'inizio degli anni 2000 come gioco di parole sulla parola ipocondria: questo, fra i neologismi, ha quindi una storia un po' meno recente.

Come l'ipocondria, la cybercondria comporta un'ansia eccessiva per la salute. Tuttavia, si ritiene che la cybercondria colpisca un numero maggiore di persone a causa della diffusione dell'accesso a Internet. E, grazie alla facilità di reperire nuove informazioni, sono moltissime le persone che si affidano a blog e forum per un'autodiagnosi. In passato, gli ipocondriaci dovevano recarsi da medici o biblioteche per ottenere informazioni sulla propria salute. Oggi, invece, è possibile accedere a una vasta quantità di informazioni con pochi clic del mouse.

4. Nomofobia

Ti sei mai trovato in ansia o addirittura nel panico quando non riuscivi a trovare il telefono? L'idea di rimanere bloccati in un luogo isolato senza servizio di telefonia cellulare ti riempie di terrore? Se è così, anche tu forse soffri di nomofobia. Vediamo subito come nasce uno dei più celebri fra i neologismi.

Nomofobia è una forma abbreviata di "fobia da assenza di cellulare", dalle parole "no smartphone" e "phobia". Il termine è stato coniato per la prima volta in uno studio del 2008 commissionato dall'Ufficio Postale del Regno Unito. Su un campione di oltre 2.100 adulti, lo studio ha indicato che il 53% dei partecipanti era affetto da nomofobia. Questa condizione è caratterizzata da sentimenti di ansia quando si perde il telefono, si esaurisce la batteria o non si ha copertura di rete.

In effetti, il termine nomofobia è stato coniato di recente per descrivere la paura di rimanere senza telefono. Non si tratta solo di perdere, dimenticare o rompere il telefono, ma anche di trovarsi al di fuori del contatto con il cellulare. È una preoccupazione crescente in un mondo in cui essere sempre connessi sembra più importante che mai. Quando si perde il telefono, si scarica la batteria o ci si trova in un'area priva di copertura cellulare, possono insorgere sentimenti di stress e ansia, se non addirittura di paura o panico.

5. Phubbing

L'ultimo dei neologismi più interessanti deriva da "phone" e "snubbing". Il phubbing, letterlamente, è l'atto di snobbare una persona con cui si sta parlando di persona a favore del telefono. Il termine Phubbing è stato coniato per la prima volta nel maggio 2012. Un'agenzia pubblicitaria australiana ha creato questa parola per descrivere il crescente fenomeno delle persone che ignorano gli amici e i familiari che hanno di fronte e scorrono invece i feed dei loro telefoni.

Anche se questa parola potrebbe non essere presente nel nostro vocabolario quotidiano, è probabile che l'azione lo sia. Uno studio riportato su Healthline ha rilevato che oltre il 17% delle persone fa phubbing agli altri almeno quattro volte al giorno. Quasi il 32% delle persone riferisce di essere oggetto di phubbing da due a tre volte al giorno.

Anche se questo comportamento potrebbe non sembrare un problema, è dimostrato che il phubbing ha tutte le carte in regola per danneggiare i tuoi rapporti sociali, la tua salute e, sicuramente, il tuo benessere.

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