Dispositivi mobili in famiglia: quando diventano troppo invadenti?

Pur riconoscendo i numerosi vantaggi dell'essere connessi in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, sia per quanto riguarda il lavoro che il tempo libero, non bisogna dimenticare i possibili problemi che possono sorgere da un uso improprio della tecnologia. Una ricerca recente ha infatti mostrato come un uso eccessivo dei dispositivi mobili per lavoro possa creare non pochi disagi in ambito familiare.

I dispositivi mobili, se troppo utilizzati, ci rendono "insopportabili" in famiglia

Il recente studio riportato in questo articolo, curato da Massimo Magni, Professore Associato di organizzazione aziendale del Dipartimento di Management presso l'Università Bocconi, dice proprio questo: quando si utilizzano in maniera eccessiva i dispositivi mobili per scopi lavorativi al di fuori dell'orario di lavoro regolare, non ne risente solo il nostro benessere individuale ma tutta la qualità della vita familiare.

La ricerca

Lo studio si basa sulla teoria del drenaggio delle risorse, e si occupa di capire come come il conflitto famiglia-lavoro (FWC) sia legato all'uso eccessivo di dispositivi mobili per scopi lavorativi durante le ore "di riposo", che, a sua volta, influisce sulla produttività individuale e sul benessere fisiologico, psicologico e relazionale. E tutto questo viene inserito all'interno di un contesto che tiene conto della competitività che caratterizza il mondo del lavoro oggi.

La ricerca ha coinvolto 324 persone e i loro partner conviventi; i risultati suggeriscono che la FWC, ovvero il conflitto lavoro-famiglia, influisce sulla produttività e sul benessere attraverso un uso eccessivo del cellulare e che il clima competitivo amplifica questi effetti.

Alle persone intervistate sono stati sottoposti due questionari a distanza di due settimane l'uno dall'altro. Il primo calcolava quanto impegni familiari e lavorativi fossero effettivamente in conflitto fra loro e il grado di competitività del posto di lavoro di ciascuno. Il secondo chiedeva di valutare la loro produttività (ad esempio, “sono in grado di svolgere più lavoro di quanto sarebbe altrimenti possibile”), se avessero accusato sintomi somatici (ad esempio, mal di testa, mal di stomaco), se avessero bisogno di recupero (ad esempio, se si sentissero esausti alla fine della giornata lavorativa) e se avessero assunto comportamenti sgradevoli (ad esempio, con atteggiamenti critici o passivo-aggressivi) con la loro famiglia.

Contestualmente, i loro familiari hanno svolto un questionario sull'utilizzo dei dispositivi mobili da parte dei primi intervistati, e su come venissero impiegati per lavoro al di fuori dell'orario da ufficio. Riporta Atlante Treccani che, fra le domande, c'erano: “Il partner passa gran parte del suo tempo usando lo smartphone?” e “Quanto tempo passa il tuo partner con il suo smartphone?”

Come coniugare impegni familiari e lavorativi?

Partendo dal presupposto che l'ambito lavorativo e quello familiare richiedono modalità di approccio diverse, perché divers sono le attese, i compiti e le responsabilità, spesso far convergere questi due universi crea delle difficoltà agli individui, che hanno limitati tempo ed energie, e che non riescono a destreggiarsi al meglio fra questi aspetti molto diversi delle loro vite.

Gli effetti dell'impossibilità di coniugare al meglio questi due mondi, è fonte di stress e fatica. Spiega ad Atlante Treccani il professor Magni: "L’intromissione delle esigenze legate alla famiglia nel ritmo di lavoro spinge gli individui a usare sempre di più gli smartphone o altri dispositivi, per recuperare il tempo perduto sul fronte lavorativo. Si crea una situazione molto stressante; tanto più pesante quanto più l’organizzazione del lavoro, nella propria azienda, è basata sulla competizione tra i dipendenti". Aggiunge il professore:"Una persona finisce per assumere atteggiamenti che i suoi familiari non reggono più".

In effetti, quello che spesso succede è che le persone cercano di risolvere i problemi che sorgono tra esigenze familiari e lavorative concentrando l'uso del telefono e degli altri dispositivi per lavorare da casa propria al di fuori dell'orario di ufficio. Tuttavia, questo aumento della produttività personale percepita va a scapito del benessere personale e delle relazioni con familiari e amici.

Oltretutto, un uso massiccio dei dispositivi mobili genera, spesso, ansia e stress nelle persone. Questi stati mentali finiscono poi per riflettersi in maniera negativa sui rapporti con gli altri.

“Gli individui tendono a mettere in mostra la propria disponibilità e volontà di lavorare quando percepiscono un clima organizzativo che incoraggia la competizione tra i dipendenti,” spiega Magni. "Se si è in una competizione, non si ha altra scelta che stare al gioco.” Ma tutto questo non ha solo aspetti positivi: “Se da un lato questi dipendenti riferiscono di aver migliorato significativamente la produttività, dall'altro tendono a soffrire di sintomi fisiologici legati allo stress, come il mal di testa, e hanno un maggior bisogno di recupero. Purtroppo, diventavano anche insopportabili a casa.”

Creare una cultura sana sull'utilizzo dei dispositivi mobili

“I nostri risultati potrebbero servire a sensibilizzare gli individui sull'importanza di gestire con maggiore consapevolezza i confini tra lavoro e vita personale,” suggerisce Magni sempre ad Atlante Treccani, “Il benessere e l'uso responsabile della tecnologia possono essere ricondotti ai comportamenti individuali e alla cultura organizzativa, e questo diritto alla disconnessione dovrebbe essere rispettato.”

Un modo che le aziende hanno per disincentivare questo fenomeno è creare una cultura digitale condivisa che rispetti le necessità dei loro collaboratori. Sviluppare un'educazione digitale fatta di abitudini sane e consapevolezza può aiutare ad arrestare questa "corsa alla produttività" faticosa e, tutto sommato, nemmeno così profittevole.

Le aziende devono soppesare il valore offerto da una cultura aziendale dell’essere sempre disponibili, di collaboratori connessi digitalmente come parametro di produttività e comprendere la spirale negativa delle cattive abitudini digitali. Spirale che, tra l'altro impatta sia la vita lavorativa che quella privata.

Conclude Magni nella sua intervista: “Non è necessario che i dirigenti stabiliscano regole rigide, mentre è possibile sviluppare una cultura comunitaria favorevole all'equilibrio tra lavoro e vita privata. I dipendenti devono tenere presente che possono decidere se rispondere alle e-mail e alle telefonate. Le organizzazioni possono aiutare i dipendenti a imparare a stabilire le priorità pianificando in anticipo, argomento studiato in un altro mio lavoro correlato a questo,” conclude Magni.

Articolo tratto da Atlante Treccani, liberamente rielaborato

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