Ti è mai capitato di svegliarti nel cuore della notte e di avere difficoltà a riaddormentarti?
Succede spesso, ti giri e ti rigiri nel letto fino a quando, finalmente, non afferri lo smartphone. Ormai è diventata una cosa istintiva, controllare continuamente chi ti ha cercato e cosa ti sei perso mentre dormivi.
Lo smartphone viene indicato come una delle fonti principali di stress correlato ai media digitali e l’uso compulsivo di quest’ultimo è da accostare ad alcune convinzioni come il controllo verso l’esterno, un atteggiamento materialistico, alcune fobie sociali e la necessità di contatto costante.
In Italia sono circa 2 milioni i lavoratori a rischio tecnostress, fonte generatrice di ansia, ipertensione, insonnia, attacchi di panico, disturbi alla memoria, calo della concentrazione e disturbi nelle relazioni con il partner.
Lo stress dei media digitali ci sta piano piano consumando come una candela, dandoci la sensazione “oggettiva” di perdita di controllo. Proprio perché ormai sono entrati nella vita quotidiana e per diversi aspetti ci controllano, portano “fisiologicamente” alla sensazione di stress. Tutto questo sta tracciando due gravi patologie come la nomofobia e la FOMO.
FOMO
La paura di essere tagliati fuori da qualcosa è indicata oramai con l’acronimo inglese FOMO (Fear Of Missing Out). Questo fenomeno non è del tutto nuovo, perché da sempre l’uomo conosce la sensazione di star perdendo qualcosa o di essere tagliato fuori. Da quando però esistono i social network localizzabili, e in modalità real time, questa forma d’ansia sta crescendo enormemente.
Ma di cosa si tratta esattamente?
I fomotici (chi soffre di FOMO) hanno sempre paura di prendere delle decisioni sbagliate nella vita e a causa del loro continuo rimuginare si perdono le migliori esperienze. Vivono un’inquietudine costante, con lo smartphone in mano e con il dito dall’alto verso il basso a “scrollare” un newsfeed di una vita pubblica. Intanto la vita passa, guardando quella degli altri e non facendo niente per la propria.
I soggetti che soffrono di FOMO usano i social media immediatamente dopo essersi svegliati, appena prima di addormentarsi e anche durante i pasti e durante la notte, visto che soffrono spesso di insonnia.
Nomofobia
“Non si sentono schiave ma hanno la sensazione di essere in trappola”, così Kelly McGonigal definisce il rapporto tra persone e dispositivi digitali. I media digitali sono in grado di amplificare ogni fenomeno e di generare ansia da separazione da smartphone, una fobia inesistente fino a qualche anno fa e che oggi ha un ruolo importante nella vita di molti: la paura di essere separati da uno smartphone e di non poterlo utilizzare (nomofobia).
In questo caso siamo di fronte a un problema psicologico in quanto, oltre alla situazione di partenza – separazione da smartphone – vi è un’interruzione dei contatti sociali creati e alimentati attraverso le tecnologie. Tale paura di non avere a disposizione il proprio smartphone era stata già descritta nel 2008 dall’esperto Steward Fox Mills ed esiste oramai il termine per indicarla: “nomofobia”, un neologismo formato da “no mobile phone” e “phobie”.
A causa di questa ansia, una persona su due non spegne il proprio smartphone. Tra le persone che usano lo smartphone, i due terzi lo tengono accanto o con sé quando dormono (per non rimanere esclusi da nulla), un terzo di questi ultimi dichiara di aver usato lo smartphone anche durante i rapporti intimi, un quinto preferirebbe uscire di casa senza scarpe piuttosto che senza smartphone.
Queste sindromi (FOMO e nomofobia) che derivano da una bassa autostima vanno combattute ricercando non solo un rapporto sano con lo smartphone ma anche con se stessi. Ad oggi, gli adolescenti e non solo credono che gli altri facciano esperienze più valide, ma forse non è cosi.
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