Il digital detox come risposta al sovraccarico cognitivo dello smart working dopo il COVID-19

Per la maggior parte delle persone, il passaggio al lavoro in smart working durante e dopo la pandemia di Covid-19 ha significato un sostanziale incremento dell'uso degli strumenti digitali, che ha portato al verificarsi di episodi di grave sovraccarico cognitivo. La risposta a questa tendenza è arrivata con una maggiore attenzione verso il digital detox.

E' vero, lavorare da casa può rendere gli orari di lavoro più flessibili, ma lo fa al costo del nostro benessere mentale. L'utilizzo massiccio che facciamo delle tecnologie digitali, se non coadiuvato da una corretta educazione e fruizione, si accompagna (troppo) spesso da vere e proprie sfide psicologiche, che possono avere impatti negativi sulla produttività lavorativa e sul benessere in generale. Ed è qui che subentra il concetto di "digital detox", che è stato oggetto di attenzioni crescenti negli ultimi anni come mezzo per riprendersi dallo stress causato dall'uso dei media digitali.

Le nuove sfide del lavoro durante il COVID-19

Con la pandemia COVID-19, molte delle sfide legate al mondo del lavoro si sono esacerbate a causa dell'incertezza generale, dei problemi legati alla cura dei bambini e ad altri compiti, e della mancanza di
contatto sociale fisico. È probabile che le persone abbiano sperimentato più stress e sensazione di sovraccarico a causa dell'improvviso e inaspettato aumento dell'uso strumenti digitali per gestire il flusso di lavoro. Questa nuova tendenza può aver generato cambiamenti verso le aspettative dei lavoratori, che si sono sentiti in dovere di lavorare più a lungo e più velocemente. Questa sensazione di essere "sovraccaricato" dalla propria organizzazione, ha sicuramente avuto un impatto negativo sulla produttività e sul benessere in generale.

In risposta al fenomeno sociale dell'essere "permanentemente online, permanentemente connessi", concetti come il minimalismo digitale e il digital detox hanno ricevuto una crescente attenzione. L'idea generale è quella di prendersi una pausa dall'online e dai media, impegnandosi deliberatamente in attività "non digitali" al fine di evitare lo stress e dal sovraccarico digitale, e concentrarsi sul mondo fisico.

L'uso che facciamo degli strumenti digitali è correlato al nostro benessere

Uno studio interessante condotto da Josephine B. Schmitt, Johannes Breuer eTim Wulf durante il periodo di lockdown in Germania in aprile e maggio 2020 su un campione di 615 individui, racconta molto bene di questo fenomeno: esso presenta un'analisi delle relazioni tra l'uso di strumenti di lavoro digitali, la sensazione di sovraccarico cognitivo, le misure di disintossicazione digitale, la performance lavorativa percepita e il benessere. In effetti, si è scoperto che la relazione fra il benessere e il lavoro svolto tramite strumenti di scrittura (non videoconferenze) è mediato dal sovraccarico cognitivo. Sentirsi "sopraffatti" dal proprio carico di lavoro porta inevitabilmente ad essere stanchi, improduttivi e a sviluppare sentimenti negativi.

E' particolarmente interessante rilevare che chi utilizza per lo più strumenti basati sul testo è stato maggiormente colpito da questo sovraccarico cognitivo. Come mai? Chi utilizza strumenti testuali può facilmente percepire l'accumularsi di compiti che non possono essere affrontati simultaneamente o rapidamente, e questo può risultare particolamente faticoso per i più giovani e i meno esperti, i quali possono avere difficoltà a dare la giusta priorità ai compiti.

Questa tendenza è, invece, risultata meno marcata per coloro che facevano soprattutto uso di strumenti per le videoconferenze, perché la comunicazione non verbale che emergeva dalle videochiamate permetteva di sviluppare una maggiore empatia con i membri del proprio team. Se non altro, chi aveva la possibilità di guardare i volti dei colleghi poteva limitare l'ambiente asettico di una casella postale o di un foglio di testo.

Sovraccarico cognitivo, benessere e prestazioni lavorative

Anche se i media digitali possono facilitare la vita sociale, l'apprendimento e il lavoro in molti modi, possono anche causare sensazioni di sovraccarico. Da una prospettiva psicologica, questa percezione può essere generalmente definita come uno stato in cui l'input informativo supera le capacità cognitive.

Nella ricerca psicologica e socio-scientifica, questo fenomeno si verifica in diversi ambiti di apprendimento.
Per quanto riguarda i sistemi di apprendimento interattivo, può succedere che gli interessati siano sopraffatti dal numero di elementi informativi interattivi che devono essere processati simultaneamente: l'apprendimento vero e proprio avverrà solo quando questi riacquisiranno il controllo delle informazioni che ricevono.

Contemporaneamente, i ricercatori che si occupano delle sfide cognitive dell'apprendimento in ambienti ipertestuali spesso usano il termine overhead cognitivo (o "lost-in-hyperspace"-phenomenon), che si riferisce alla limitazione della memoria di lavoro umana per l'elaborazione delle informazioni durante la navigazione di testi con collegamenti ipertestuali.

Alcuni autori usano anche il termine information overload per descrivere le conseguenze psicologiche di
essere confrontati con un grande ed eterogeneo insieme di notizie online, o di essere sovraccaricati
da funzioni e contenuti sulle piattaforme di e-learning.

Altri - principalmente riferendosi ad un uso affannoso utilizzo dei social media - parlano di sovraccarico di comunicazione o sovraccarico sociale. Infine, per quanto riguarda l'uso organizzativo e lavorativo delle tecnologie digitali dell'informazione e della e di comunicazione, vari autori usano anche il termine
sovraccarico di tecno(-logia).

Cause e conseguenze del sovraccarico cognitivo

I predittori del sovraccarico cognitivo sono diversi e spesso interconnessi. Ci sono tante variabili individuali (per esempio, cognizioni, atteggiamenti, attitudini, livelli di frustrazione, abilità tecniche, autoefficacia), fattori situazionali (per esempio, difficoltà del compito, vincoli di tempo, supporto tecnico), e aspetti legati ai media (per esempio, richieste tecnologiche e sociali dei media usati, qualità e quantità delle informazioni) che influenzano il sovraccarico cognitivo.

A causa della pandemia di COVID-19, circa il 50% dei dipendenti in Germania ha dovuto lavorare da casa nel marzo del 2020, per un tempo indefinito e non specificato. Sebbene il telelavoro possa anche
flessibilità, l'autonomia e la creatività, molti dipendenti lo hanno percepito come più impegnativo e stressante del lavoro in ufficio, per diverse ragioni.

Innanzitutto, circa la metà dei dipendenti ha riferito di non aver mai lavorato da casa prima e, quindi non era sufficientemente equipaggiata con l'hardware o il software e le conoscenze e competenze richieste. Di conseguenza, molti dipendenti hanno dovuto subito affrontare possibili dubbi e insicurezze nel trattare con gli strumenti digitali e nell'acquisire competenze tecniche rilevanti per soddisfare le esigenze lavorative.

Per la maggior parte delle persone, almeno quelle che lavorano in ufficio, le conferenze telefoniche e
conferenze web hanno sostituito gli incontri personali con colleghi e clienti, mentre
funzioni manageriali così come i compiti organizzativi sono trasferiti in spazi online "always on". È importante notare che in queste situazioni la divisione tra lavoro e vita privata è meno netta e segnata da confini spaziali e temporali.

Sentirsi sovraccaricati dall'uso di strumenti digitali può sfociare in un'inefficace elaborazione delle informazioni, confusione, perdita di controllo, stress psicologico, o addirittura in un aumento dei sintomi depressivi. Quest'ultimo aspetto può avere conseguenze ancora più gravi per gli individui.
Oltretutto, il sovraccarico cognitivo può anche portare al rifiuto totale dell'uso di tali prodotti e strumenti.

Gli studi hanno anche dimostrato che il sovraccarico dovuto a un ambiente di comunicazione digitale influenza negativamente la produttività e la soddisfazione sul lavoro. Considerando l'ubiquità e la necessità degli strumenti digitali durante il culmine della pandemia COVID-19, c'è ragione di
supporre che il sovraccarico cognitivo risultante sia un fattore che contribuisce a una riduzione della produttività e del benessere dei dipendenti.

Il digital detox come strategia per gestire il sovraccarico cognitivo

Non è sempre possibile per gli individui eliminare le condizioni che portano al sovraccarico cognitivo, ma le persone possono adottare strategie per gestire il sovraccarico e le sue conseguenze negative. Lo stress costante e la ridotta produttività lavorativa possono avere gravi conseguenze a lungo termine, sia per i dipendenti (psicologicamente) che per le organizzazioni (economicamente).

Concetti come il minimalismo digitale e il digital detox hanno quindi iniziato ad emergere. L'idea generale dietro questi concetti è prendere una pausa consapevole dai media digitali impegnandosi in attività esplicitamente compiti "non digitali" incentrati sul mondo fisico.

Diverse linee di ricerca segnalano gli effetti positivi di tali strategie: per esempio, il miglioramento dell'autocontrollo, il blocco delle notifiche e lo spegnere i dispositivi elettronici a una certa ora della sera, sembrano migliorare la qualità e la quantità del sonno e, di conseguenza, aumentare la produttività lavorativa il giorno seguente.

L'uso di app per il digital detox (cioè app che aiutano gli utenti a monitorare e limitare il loro
tempo trascorso sullo smartphone) può anche prevenire i potenziali effetti dannosi dei network sul benessere dei giovani. Altri studi hanno scoperto che rispondere alle e-mail solo in un momento predefinito durante la giornata può ridurre lo stress durante il lavoro. Presi insieme, questi risultati indicano che le strategie di digital detox possono avere un impatto positivo complessivo sui sentimenti di benessere.

Fra le misure "digital detox" adottate dai lavoratori, alcune delle più utilizzate sono state:

  • Tenere lo smartphone lontano da me, magari quando si esce di casa
  • Definire degli intervalli specifici da dedicare ai social media
  • Mettere lo smartphone in modalità notturna o "non disturbare" tra le 8 di sera e le 7 del mattino
  • Svolgere attività all'aperto, come fare yoga
  • Leggere un libro invece di rimanere con lo smartphone in mano
  • Disinstallare le applicazioni che creavano maggiore "distrubo"
  • Dedicarsi a lavori domestici o alla cucina
  • Spegnere il wifi in casa propria
  • Parlare con le persone al telefono invece che utilizzare le chat
  • Fare giardinaggio
  • Organizzare serate dedicate ai giochi da tavolo
  • Scrivere
  • Ignorare i messaggi che ritenevo urgenti o essenziali

Abbracciare una mentalità consapevole sull'uso che si fa delle tecnologie, permette di mitigare gli effetti negativi di un sovraccarico cognitivo e consente di sviluppare abitudini virtuose che possono perdurare sul lungo termine. Quando la risposta non può essere il definitivo allontanamento dai dispositivi tecnologici, bisogna dotarsi di strategie semplici ed efficaci per proteggere il nostro benessere.

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Articolo tratto da un articolo pubblicato sul numero 124 di Computers in Human Behavior, liberamente riprodotto e rielaborato

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