Adolescenti, giovanissimi e digitale; uno studio di Save The Children

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La XIV edizione dell'Atlante dell'Infanzia (a rischio) di Save the Children

Il 20 Novembre è la Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, momento commemorativo volto proprio a celebrare i diritti dei più piccoli, bambini e adolescenti.

In occasione di questa ricorrenza Save the Children - la più grande organizzazione internazionale indipendente che lotta per migliorare la vita dei bambini operando in 120 paesi dal 1919 - diffonde gli esiti ed i dati contenuti  nella XIV edizione del suo Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, “Tempi digitali”.

Dalla DAD al giorno d'oggi

L'Atlante Save the Children cattura numericamente una Italia in un tempo in cui la vita dei bambini e degli adolescenti risulta essere “datificata”, registrata e condivisa sul web costantemente. L’Atlante si interroga e cerca di rispondere ad interrogativi circa le possibilità e relativi rischi che bambini, bambine e adolescenti fronteggiano quotidianamente immersi a pieno nella nuova rivoluzione dell’online e di una vita divisa tra reale e virtuale.

Ad accelerare il processo ricordiamo ancora una volta la pandemia da Covid-19 che, nel 2020, ha portato i giovani e gli adolescenti a “spostare”, almeno per un po’, la loro intera esistenza sul digitale, trovandosi a frequentare la scuola in DAD, le lezioni di danza o karate dalla propria cameretta e le merende con gli amici attraverso meeting su Zoom. Questo ha provocato da un lato l’inesorabile incremento del tempo trascorso da bambini ed adolescenti davanti agli schermi, dall’altra il segnare un gap tra la fascia di studenti adolescenti che risultano privi dei necessari dispositivi, e di conseguenza competenze, per fronteggiare il mondo digitale e chi li possiede e utilizza di consueto.

Digitale e giovani tra luci ed ombre; la parola della Direttrice Generale di Save the Children

Nella pubblicazione di Save the Children dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le “opportunità pericolose” della rivoluzione digitale.

Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children, racconta l’intento di questo studio: “Questo Atlante dell’Infanzia vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali. C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano.” […]

E, ancora, prosegue: “Occorre pertanto un’accurata analisi dei bisogni e delle lacune esistenti, unita a un intervento per contrastare la povertà educativa digitale, una dimensione della povertà educativa che priva i bambini e i ragazzi delle opportunità per apprendere, sperimentare, sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, etico e creativo degli strumenti digitali.”

I dati parlano, cresce il numero dei giovani "connessi"

Un primo dato che balza agli occhi è sicuramente quello riguardante la quantità effettiva di tempo trascorso online dai più piccoli e tra gli adolescenti, il numero cresce a dismisura: a inizio 2023 quasi la metà (il 47%) dei 3.400 11-19enni intervistati in occasione del Safer Internet Day ha dichiarato di passare oltre 5 ore al giorno online (era il 30% nel 2020) e il 37% controlla lo smartphone più di dieci volte al giorno.

E se per alcuni adolescenti, forse i più timidi e riservati, la connessione online e lo scambio di contenuti e messaggi può rappresentare un elemento di apertura al mondo, di fuoriuscita dall’isolamento con possibilità di stringere nuove amicizie, per altri può rappresentare una ulteriore “messa alla prova”, che genera ansia da prestazione: sui social gli adolescenti si disegnano e rappresentano a piacimento, sottoponendo la loro persona istantaneamente ad un processo di approvazione o rifiuto da parte di un pubblico potenzialmente infinito.

Per la legge italiana un minore di 13 anni non può avere accesso ai social, ma i dati ci parlano di un panorama diverso: in Italia sono moltissimi i preadolescenti che possiedono un profilo proprio, per crearlo indicano un’età maggiore o usano quello di un adulto, spesso un genitore. Il 40,7% degli 11­-13enni in Italia usa i social media, con una predominanza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%).

Cyberbullismo; una violenza da combattere

Sempre considerando la fascia 11-13 anni individuiamo un aumento degli atti di cyberbullismo. Le ragazze sono più frequentemente vittime di questa particolare forma di violenza, ma è presente e va contrastata anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne più “fragili” per isolarle e deriderle, soprattutto negli anni della pre­adolescenza, periodo nel quale la crescita e maturazione di ciascuno prevede tempi e modi estremamente diversi e individuali.

Le scuole dispongono di strumenti a contrasto della problematica, ma ad oggi sono ancora troppo poco conosciuti e considerati. Solamente il 18% degli studenti e delle studentesse della secondaria di secondo grado che hanno partecipato ad un monitoraggio istituzionale sul cyberbullismo promosso dalla piattaforma ELISA ha dichiarato di sapere chi sia il docente referente per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo nella propria scuola, ed il 51% ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di questa figura!

Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, dichiara che “Occorre sciogliere i nodi tecnici per verificare l’effettiva età di chi si iscrive ai social, rafforzare il contrasto alla produzione, diffusione e fruizione di immagini pedopornografiche, alla diffusione di immagini private senza consenso, del cyberbullismo, dei discorsi di odio e di tutto ciò che rende oggi violento e distruttivo l’impatto con la rete per i giovani naviganti.” […]

Più in generale,  tutta la comunità educante deve attivarsi per far sì che l’ambiente digitale possa davvero diventare per i ragazzi e le ragazze un prezioso spazio di protagonismo.”

Le attività preferite dai più piccoli online

In primis troviamo la messaggistica istantanea, utilizzata dal 93% dei 14-17enni. Tra le altre attività online preferite dagli adolescenti ci sono: guardare i video (84%, in crescita), frequentare i social media (79%), con Facebook in drastico declino, mentre crescono Instagram, TikTok e Snapchat, e infine l’uso dei videogiochi (72,4%).

Le ragazze frequentano maggiormente i social media (84% contro il 74% dei maschi), mentre i videogame impegnano di più i ragazzi (81% contro il 64% delle ragazze). Ed è proprio quello dei videogame ad essere un mercato in crescita, in Italia ne fa uso il 47% dei giovani tra i 6 e i 24 anni. Stanno assumendo sempre di più le caratteristiche di veri e propri luoghi sociali dove i ragazzi costruiscono anche la propria identità.

I giovani utilizzano la rete anche per informarsi: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni) e sfrutta i social media come canali di informazione. I social media sono altrettanto utilizzati per diffondere conoscenze, informazioni e fare attivismo; le piattaforme digitali offrono per eccellenza un “luogo” che facilita e alimenta meccanismi di partecipazione e collaborazione volte a conseguire un qualche tipo di cambiamento.

Tra i ragazzi e le ragazze che navigano in rete il 14% degli 11­-13enni e il 29% dei 14­-17enni sono soliti esprimere opinioni su temi sociali o politici su web (ad esempio tramite blog o social network), con una differenza di genere nella fascia dei più grandi: il 27,5% dei maschi e il 30,6% delle femmine.

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Dipendenza da Internet?

Ancora non esiste una definizione precisa di "dipendenza da internet", nonostante ciò in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minori, tramite team multidisciplinari composti da psicologi, assistenti sociali ed educatori.

Delle 10mila persone, tra giovani e adulti, che finora hanno contattato questi centri di assistenza, la fascia d’età maggiormente coinvolta risulta essere quella dei 15­-17enni (con il 13,7% dei maschi e il 9,2% delle ragazze), mentre quella tra 0 e 17 anni costituisce quasi il 30% del totale.

Per quanto riguarda le diagnosi, in cima alla classifica troviamo una generica dipendenza da Internet, a seguire internet gaming disorder (dipendenza da videogame online), dipendenza dalle relazioni virtuali, dal sesso virtuale, dallo shopping online e un problema di sovraccarico cognitivo (conosciuto anche come "information overloading"), ovvero la ricerca ossessiva di informazioni di ogni tipo in rete.

Molte di queste dipendenze sono collegate ad altri fenomeni: è stato riscontrato infatti che giovani che instaurano un uso problematico di internet hanno anche una probabilità maggiore di soffrire di disturbi del comportamento alimentare alimentazione o un maggiore consumo di alcol ed ansiolitici.

Verso nuove prospettive...

Grandi risorse come il digitale necessitano di grande consapevolezza e capacità d'utilizzo, a maggior ragione nell'incoscienza biologica dei più piccoli.

Stiamo muovendo verso una rivoluzione scolastica; una svolta importante per la transizione digitale del mondo della scuola è attesa con il PNRR, il quale ha previsto 2,1 miliardi di euro per finanziare il "Piano Scuola 4.0." Interventi per il cablaggio, innovazione degli ambienti per l’apprendimento e degli strumenti digitali in tutte le scuole, 800 milioni su formazione digitale dei docenti.

Ci si aspetta di poter rendere il digitale un "luogo" sicuro per apprendimento, circolazione di idee e di cultura per tutti i bambini e ragazzi. Dovrà essere altrettanto prestante la formazione dei docenti in materia di digitale e di educazione verso tali sistemi.

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Articolo di Sara Garlaschelli e Adele Cogno

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