In un mondo sempre più frenetico, dove l'ansia e lo stress sembrano dominare, si sta delineando un cambiamento epocale. Questa trasformazione sta gradualmente riscrivendo il nostro modo tradizionale di vivere e lavorare, rivoluzionando il nostro approccio al benessere personale. Stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione. Una rivoluzione umana.
Ho riflettuto e scritto tanto su questo tema, così tanto che ne è venuto fuori un libro. Penso che ci sia tanto che possiamo dire e tanto che possiamo fare per migliorare il nostro attuale rapporto con la tecnologia. Sono felice di poterti dire che il mio prossimo libro "Wellbeing: Il futuro umano e digitale del benessere" è finalmente in edicola e in libreria.
Le sfide che affrontiamo oggi sono indiscutibilmente reali e concrete. Tuttavia, ci rendiamo conto che i metodi tradizionali che abbiamo utilizzato in passato per farvi fronte non sono più efficaci nell'attuale scenario. Stiamo assistendo a un passaggio dall'era dell'economia industriale, in cui il lavoro fisico era predominante, all'era dell'economia dell'informazione, in cui la digitalizzazione gioca un ruolo chiave. In questo cambiamento, la fatica mentale è diventata una parte sempre più significativa della nostra vita quotidiana.
Nonostante i progressi incredibili nella tecnologia, con la promessa di maggiore efficienza e produttività, ci troviamo più impegnati ed esausti che mai. La realtà è che il nostro stile di vita attuale, spesso caratterizzato da eccessivo lavoro, stress, mancanza di sonno, distacco dalla famiglia e continua connessione digitale, non funziona più. Queste dinamiche erano già evidenti a molti, ma è stato un evento sconvolgente e rapido come una tempesta – la pandemia globale – a catalizzare il cambiamento e a catapultarci in un futuro senza precedenti.
In questa era digitale, le opportunità lavorative sembrano promettere una flessibilità e un'autonomia senza precedenti. Tuttavia, spesso ci sentiamo impreparati, privi degli strumenti necessari per affrontare questa ondata di opportunità. Ci ritroviamo frammentati, sopraffatti da impegni lavorativi che ci tirano in direzioni diverse. I ritmi accelerati e la complessità introdotta dalla tecnologia spesso superano la nostra capacità umana di adattamento.
Gli uffici si sono mescolati alle nostre case, e a volte dimentichiamo persino come spegnere il pilota automatico. Restiamo costantemente connessi, ma troppo spesso sperimentiamo un distacco da noi stessi, dalle persone e dal mondo circostante. La nostra vita è ora caratterizzata dall'eccessivo utilizzo di dispositivi digitali, che ha raggiunto livelli senza precedenti. Purtroppo, questa realtà è correlata a un aumento di ansia, depressione e sentimenti di isolamento e burnout. Quanti di noi trascorrono troppo tempo incollati al telefono in questi giorni? Indipendentemente dal fatto che siate genitori, lavoratori o imprenditori, la maggior parte di noi è diventata troppo dipendente dalla tecnologia.
Spesso usiamo le attività quotidiane come forma di auto-anestesia. Che si tratti del lavoro, di Internet, dei videogiochi, del cibo, dello shopping o di innumerevoli altre attività, lo scopo è sfuggire ai sentimenti che a volte cerchiamo disperatamente di evitare. L'immersione nel lavoro può aiutare a sopprimere i sentimenti di inadeguatezza, ansia, solitudine, tristezza e vuoto che emergono quando abbiamo del tempo libero. Ma non possiamo andare avanti così.
Nel mondo aziendale, stanno avvenendo cambiamenti significativi. L'attenzione crescente all'equilibrio tra profitto e impatto sociale sta trasformando l'approccio delle aziende. Si è capito che concentrarsi esclusivamente sull'accumulo e sulla gestione del capitale finanziario non è più sufficiente a garantire il successo a lungo termine. Il capitale umano è diventato la risorsa più preziosa.
La nostra salute è come un conto corrente bancario: abbiamo limiti e possiamo effettuare solo un numero limitato di prelievi giornalieri. Senza depositi regolari come il riposo, il movimento e il benessere, gli interessi accumulati possono diventare elevati, portandoci a un deficit di salute.
Il mio nuovo libro "Wellbeing: il futuro umano e digitale del benessere" sarà in edicola l'11 novembre in allegato a Il Sole 24 Ore e sarà disponibile in libreria dal 17 novembre. Entra anche tu a far parte della nostra rivoluzione. La rivoluzione umana.
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Uno dei maggiori problemi attuali nel nostro Paese trattando di benessere è il cosiddetto “burnout”, termine che descrive le conseguenze di un forte stress cronico e prolungato sul posto di lavoro che non viene gestito a dovere e che può colpire chiunque, indipendentemente dalla professione svolta. Nel 2022, in Italia, il 62% delle persone soffre di burnout, lo dichiarano i dati derivanti da uno studio dell’Osservatorio Mindwork-BVA Doxa circa il benessere psicologico in azienda. I numeri non sono mai stati più alti di così. Inoltre, Indeed, motore di ricerca che aiuta le persone nella ricerca di un impiego, ha riscontrato che l’età più colpita da tale fenomeno è quella dei più giovani.
Il 59% dei millennials e il 58% della generazione Z dichiara di averne sofferto/soffrirne in prima persona. Ci sono sintomi che, se non curati tempestivamente, possono portare all’esaurimento, non vanno dunque sottovalutati o tralasciati come non importanti. Tra i principali troviamo: alienazione dalle attività lavorative, sintomi fisici quali mal di testa, stomaco, problemi intestinali, prestazioni ridotte, mancanza di creatività ed infine un esaurimento emotivo che rende la gente stanca, frustrata e carente di voglia di fare ed energia.
Un'altra problematica che l’Italia vive è il fenomeno della cosiddetta Great Resignation, ossia concretamente un brusco aumento delle richieste di dimissioni da parte dei lavoratori.
In Italia a capo di questa tendenza ci sono ancora una volta i più giovani, sale al 38% la percentuale di ragazzi che cerca un nuovo impiego. Un’indagine condotta nella ricerca HR Trends & Salary Survey ha dichiarato un aumento in Italia che interessa circa il 44% delle azienda totali! I motivi principali che sembrano portare i dipendenti a questa decisione sono insoddisfazione, demotivazione e mancanza di condivisione degli obiettivi.
L’espressione Quiet Quitting riferisce in sostanza al “lavorare il giusto”. È Un fenomeno che ha natura trasversale e riguarda qualsiasi tipo di professione indistintamente. Anche in questo caso in Italia a capeggiare la tendenza vi sono i più giovani, la Generazione Z pare riordinare la proprie priorità esigendo un buon equilibrio tra vita privata e professionale, ricercando uno stile di vita che conceda tempo libero e orari flessibili. Paula Allen, Global Leader e Vice Presidente Senior di Ricerca e Wellbeing a LifeWorks indica alcuni aspetti come segni palesi e tangibili del Quiet Quitting.
Tra questi abbiamo il lasciare il posto di lavoro esattamente all’orario stabilito dai termini contrattuali, non rispondere a e-mail o messaggi lavorativi al di fuori dell’ufficio, mostrare un coinvolgimento emotivo minore nei confronti di progetti e iniziative aziendali, esser meno interessati a fare degli “extra” per assicurarsi una promozione ed infine tenersi sempre sulla soglia dei micro-obiettivi previsti.
Oggi più che mai è fondamentale investire nel nostro benessere per garantire un saldo positivo e sostenibile nel lungo periodo. Questo cambiamento richiede nuove competenze, strumenti e tecniche. È un salto verso il futuro, attraverso un'epoca di profonda trasformazione, che può essere paragonato alla rivoluzione copernicana. Questa rivoluzione umana del benessere ci mostra che le nostre vite non sono destinate a ruotare solo attorno al mondo del lavoro.
Benvenuti in un mondo in cui la nostra umanità è al centro di tutto. Benvenuti nella rivoluzione umana, in cui l'equilibrio, la salute e il benessere sono le stelle guida. Questa è l'alba di un nuovo giorno, un futuro in cui possiamo finalmente trovare serenità, connessione e prosperità.
Questo è il momento di una svolta, un momento in cui il passato si incontra con il futuro, e insieme possiamo costruire un nuovo modo di vivere e lavorare. È un invito diretto al nostro modo di vivere con la tecnologia e al mondo del lavoro affinché i programmi di benessere aziendale vadano oltre l'offerta di sconti in palestra e comincino a fornire soluzioni per migliorare la salute fisica ed emotiva delle persone.
Questo concetto va oltre la condizione fisica. Si tratta di un approccio olistico che coinvolge il corpo, la qualità dei pensieri e delle emozioni, il rapporto con la tecnologia, la gestione efficace del tempo e dell'energia, la capacità di rigenerarsi nella natura, un sonno ristoratore e il potere del respiro. Anche l'ambiente lavorativo svolge un ruolo fondamentale.
Il benessere non è un obiettivo finale da raggiungere, ma piuttosto un percorso costante di crescita e consapevolezza. Questo libro è stato creato con l'obiettivo di guidarci in questo percorso, fornendo conoscenze scientifiche, strumenti pratici e storie di persone e aziende che hanno abbracciato questa rivoluzione umana del benessere.
La Rivoluzione umana del benessere sta cambiando il modo in cui affrontiamo la vita moderna, sfidando i paradigmi tradizionali e portando l'attenzione su noi stessi, il nostro benessere fisico e mentale, e la connessione con il mondo circostante. Questo cambiamento richiede impegno e un nuovo approccio alle abitudini di vita.
Siamo chiamati a ridefinire il significato del successo, a riconoscere l'importanza di trovare equilibrio tra lavoro e vita, a combattere il digitale dipendenza e a riappropriarci del nostro benessere. La rivoluzione umana del benessere è un viaggio verso una vita più sana, felice e significativa.
È il momento di abbracciare questa rivoluzione e iniziare a vivere una vita più autentica e soddisfacente.
Il mio nuovo libro "Wellbeing: il futuro umano e digitale del benessere" sarà in edicola l'11 novembre in allegato a Il Sole 24 Ore e sarà disponibile in libreria dal 17 novembre. Entra anche tu a far parte della nostra rivoluzione. La rivoluzione umana.
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Articolo di Adele Cogno e Sara Garlaschelli
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