Si parla sempre più di sostenibilità: ecco cosa dice il 9° Osservatorio Nazionale sullo stile di vita sostenibile

sostenibilità

Dopo anni in cui la sostenibilità è stata sottovalutata, un sondaggio dell'Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile di Lifegate, che quest'anno è arrivato alla nona edizione, mostra che gli italiani stanno diventando sempre più consapevoli e interessati al tema.

Se nel 2015 solo il 48% la considerava rilevante e addirittura il 40% pensava fosse soltanto una moda, ormai non è più così: la sostenibilità è un tema importante per il 68% degli italiani.

L'Osservatorio Lifegate

Anche quest'anno, Lifegate ha presentato i risultati della sua ricerca sul tema della sostenibilità. Risultati che testimoniano una rinnovata conoscenza e consapevolezza degli italiani rispetto all'argomento. L'indagine ha analizzato un campione di 1.100 persone, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, raccogliendo interessanti dati sulla Generazione Z, ovvero ragazzi e ragazze di età compresa fra i 18 e i 24 anni. Per offrire un'ulteriore panoramica di quelli che sono i trend nelle grandi città, particolare attenzione è stata riservata agli abitanti di Milano e Roma.

Un rinnovato interesse

Dallo scoppio della pandemia sembrava che l'interesse degli italiani nei confronti della sostenibilità fosse andato perdendosi. Nel 2023, sembra che finalmente questo stallo sia arrivato alla fine. Nonostante la presenza di elementi esterni destabilizzanti, come la guerra in Ucraina e la conseguente crisi dei prezzi, i cittadini italiani mostrano un crescente interesse per il futuro. Stanno tornando a riflettere sulla sostenibilità, ad aprirne discussioni e ad abbracciarne i principi. Questo è evidenziato dal numero di cittadini coinvolti, che ammonta a 39,5 milioni, ovvero il 79% della popolazione, rappresentando un significativo aumento del 6% rispetto all'anno precedente.

Si parla di sostenibilità e di tutte le sue sfumature

Tra i termini maggiormente ricorrenti all'interno del dibattito pubblico, spiccano il riscaldamento globale (82%) e la crisi climatica (78%), che restano tra i principali motivi di preoccupazione tra gli italiani. Come suggerisce Lifegate, questo interesse crescente è probabilmente dovuto alla maggiore frequenza di eventi climatici estremi che colpiscono l'Italia, come siccità, incendi e alluvioni.

Anche i settori della mobilità sostenibile (57%) e della moda sostenibile (48%) hanno iniziato ad essere oggetto di discussione, soprattutto tra le generazioni più giovani.

La crisi legata al conflitto ucraino e l'incremento dei costi del gas hanno spinto gli italiani a riflettere con maggiore attenzione sui loro consumi energetici e a considerare soluzioni per ridurre la dipendenza energetica nazionale. Nell'attuale contesto, le energie rinnovabili e la transizione energetica sono emerse come temi di primaria importanza, con il 78% e il 52% degli italiani che ne hanno già sentito parlare, segnando un aumento del 7% rispetto all'anno precedente.

Anche Alessio Carciofi interviene alla presentazione dell'Osservatorio

Durante la presentazione del 9° Osservatorio, Alessio Carciofi ha avuto l'opportunità di intervenire con un'importante riflessione. Alessio parla della necessità di includere il mondo digitale nella conversazione sulla sostenibilità, che spesso rimane legato semanticamente all'ambiente naturale, alla preservazione della biodiversità, all'energia e alla gestione dei rifiuti.

Sebbene spesso l'uomo tenda a concentrarsi e a porre tutte le preoccupazioni sulla protezione dell'ambiente fisico, non si può trascurare l'ambiente digitale che è diventato una parte intrinseca della nostra vita quotidiana.

In particolare, il richiamo alla "sostenibilità umana nell'era digitale" è rilevante. Il mondo digitale offre innumerevoli opportunità ma può anche portare a distrazioni, stress e una sensazione di costante connessione, mettendo a dura prova il nostro benessere. L'attenzione al nostro rapporto con la tecnologia è essenziale, sia come individui che come società, poiché influisce direttamente sulla nostra produttività e sul nostro benessere.

La sostenibilità umana nel digitale

Inoltre, Alessio interviene menzionando il tema della "sostenibilità umana nel digitale" come un "ethos", sottolineando l'importanza di adottare un approccio consapevole e responsabile alla tecnologia. Questo va oltre la mera strategia aziendale ed è una questione che riguarda chi siamo come esseri umani e chi vogliamo essere nell'ambito di un mondo digitale in continua evoluzione.

Il suo intervento, in definitiva, offre una preziosa prospettiva su come considerare la sostenibilità nel contesto digitale e sottolinea l'importanza di bilanciare l'innovazione tecnologica con il benessere umano, una questione critica mentre la tecnologia continua a trasformare la nostra vita e la società nel suo complesso.

Altri dati significativi osservati dall'indagine

Oltre ai numeri già evidenziati nelle righe precedenti, ci sono molti altri aspetti che vale la pena sottolineare, e che rispecchiano il grande shift mentale e pratico che cittadini, aziende e istituzioni stanno facendo. Eccoli di seguito.

Lo Stato deve aiutare i cittadini nella transizione

Dalla ricerca emerge quanto sia importante che le istituzioni supportino e condividano i valori della sostenibilità, adottano pratiche e politiche volte ad aiutare i cittadini e le aziende.

Nello specifico, gli italiani pensano:

  • È necessario attivare azioni che limitino il consumo di plastica (89%)
  • Il Governo deve promuovere la transizione ecologica (87%)
  • Bisogna sostenere la battaglia contro i cambiamenti climatici (86%)
  • Diversità e inclusione devono essere due caratteristiche fondamentali delle aziende (84%)
  • È giusto che un Paese incentivi l’acquisto di autoveicoli elettrici (72%)

Oltretutto, tra le priorità per le strategie del Paese per sostenere l'ambiente figurano la necessità di ridurre gli sprechi idrici (47%), l'inquinamento dell'aria (40%), l'importanza di produrre e utilizzare esclusivamente energia da fonti rinnovabili (40%).

Sempre più aziende scelgono la sostenibilità

Negli ultimi anni, la Responsabilità Sociale d'Impresa (CSR) è diventata un elemento fondamentale, e i dati dell'Osservatorio lo confermano. C'è una crescente consapevolezza riguardo alle "società benefit," aziende che non mirano solo al profitto ma perseguono obiettivi di beneficio comune che devono essere regolarmente rendicontati.

Rispetto al passato, i consumatori non si limitano più a considerare la qualità e il prezzo di un prodotto o servizio; ora preferiscono acquistare da aziende che offrono prodotti e servizi sostenibili (61%) o che possiedono certificazioni (54%). La trasparenza, l'onestà e l'origine dei prodotti, l'uso responsabile delle risorse, l'adozione di energie rinnovabili, e il rispetto dei diritti dei lavoratori e della diversità sono tutti aspetti valutati attentamente nelle decisioni d'acquisto.

Nel dettaglio, un'azienda viene considerata sostenibile se:

  • Usa responsabilmente le risorse (35%)
  • Ha processi produttivi sostenibili (34%)
  • E' attenta ai lavoratori (22%)
  • E' carbon neutral (18%)
  • Usa modelli di economia circolare per la produzione (12%)

Tuttavia, sorge una diffidenza crescente verso la sincerità degli obiettivi di sostenibilità promossi dalle aziende, con il 49% degli italiani che li considera spesso operazioni di marketing o "greenwashing", ovvero tentativi di presentarsi come sostenibili senza garanzie concrete. Questo scetticismo potrebbe spiegare la nascita del "greenhushing", che consiste nel fatto che le aziende evitino di enfatizzare o persino di divulgare le proprie strategie per una transizione sostenibile.

Come intervengono le aziende in ottica di sostenibilità?

Numerose e diversificate sono le azioni intraprese dalle aziende per avvicinarsi alla sostenibilità. Tra le scelte più diffuse ci sono l'impegno ad offrire informazioni trasparenti su prodotti e servizi (35%), il controllo della filiera di produzione (25% ma rispetto al 2015 è calata di 6 punti percentuali), l'attenzione ai diritti dei lavoratori (21%), l'assistenza continuativa al cliente (17%), la compensazione delle emissioni per la realizzazione del prodotto (14%), il rifiuto a delocalizzare l'attività all'estero (13%), l'attivazione di programmi rispettosi ed inclusivi rispetto alla diversità (12%).

I primi passi verso diversità e inclusione

Porre le persone al centro significa riconoscere la loro unicità, accettando e valorizzando le differenze naturali tra di loro. Nel contesto aziendale, la diversità e l'inclusione diventano elementi concreti. Un terzo degli italiani è a conoscenza delle politiche di diversità e inclusione, con l'obiettivo di valorizzare il potenziale individuale dei dipendenti e contrastare le discriminazioni.

A Milano, la capitale economica, la metà degli abitanti è familiare con questo concetto. L'Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile ha rivelato che l'84% degli intervistati ritiene che la diversità e l'inclusione debbano essere caratteristiche fondamentali nelle aziende.

Sebbene attualmente solo il 12% degli intervistati consideri queste politiche come criterio di scelta tra marchi diversi, il seme della consapevolezza è stato piantato e potrebbe portare a un futuro in cui saranno preferiti gli operatori economici responsabili e trasparenti.

Articolo tratto da Lifegate

Photos by biancoblue on freepik


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